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  • Sabrina Perrero

Il mercato del self publishing, questo (s)conosciuto

Il bello di parlare di dati sul self publishing in Italia è che si può dire tutto e il contrario di tutto, senza che qualcuno sia in grado di confermare o smentire davvero alcun dato, considerato che non esiste un Catalogo dei libri dei self publisher. Il mercato è infatti estremamente eterogeneo e diversificato.



Una stima di questo mercato e delle trasformazioni che sta portando al settore editoriale non è quindi quantificabile, ma è innegabile che il self publishing stia prendendo sempre più piede.

L’unico numero che non teme smentite è quello dei codici ISBN –  la sequenza numerica di 13 cifre usata internazionalmente per la classificazione dei libri – richiesti dai self publisher all’agenzia italiana ISBN per le loro pubblicazioni: ben 3.661 dal 1° gennaio 2015, data dalla quale è attivo il servizio in Italia.

Questo dato però non tiene conto degli autori che non hanno bisogno di assegnare un codice ISBN al loro libro quando si autopubblicano o degli autori che pagano direttamente l’editore per farsi pubblicare.

In un incontro a Più Libri Più Liberi, la fiera della piccola e media editoria che si tiene a dicembre a Roma, l’ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori stimava in circa 27-28 mila le persone che hanno scritto, scrivono e si sono auto pubblicate nei vari formati negli ultimi anni.

Quello che sicuramente sorprende è la crescita, rispetto alle proiezioni di pochi anni fa, dei self publisher che pubblicano e vendono la versione cartacea dei loro libri.

Se si pensa che solo quattro anni fa Mark Coker, fondatore della piattaforma di self publishing Smashwords, sosteneva in un articolo sul New York Times che il mercato dei libri cartacei era vicino al declino e che nel 2020 i self publisher avrebbero avuto la metà del mercato digitale si ha la netta sensazione di come questo mercato cambi velocemente e anche in modo imprevedibile.

Ma chi sono i player principali in Italia?

Kindle Direct Publishing la fa sicuramente da padrona, anche se non ci sono dati su quanti self publisher e titoli ci siano e, soprattutto, quanto sia il loro fatturato.

La strategia è invece chiara: eliminare qualsiasi intermediario, anche gli editori,  per guadagnare di più e diventare l’unica piattaforma di riferimento, con il rischio per i self publisher di essere “strozzati” e costretti a rinunciare a percentuali di fatturato, esattamente come sta succedendo agli editori. E’ nota a tutti la recente querelle Amazon – E/O – l’editore dei libri della Ferrante, per intenderci, il caso editoriale di questi ultimi anni – a seguito della quale Amazon aveva annunciato che non avrebbe più tenuto i libri di questo editore perché non era disponibile ad accordargli condizioni di maggior favore.

Ma quanto vale il mercato del self publishing in Italia?

Per l’Associazione Italiana Editori il mercato del self publishing vale almeno 17 milioni di euro (stima calcolata a partire dai ricavi caratteristici dei principali player italiani del settore), senza la le vendite attraverso il Kindle Direct Publishing di Amazon, come detto sopra.

Dal digitale – ambito nel quale ha visto il suo iniziale e forte sviluppo (già nel 2015 il 41,4% degli ebook era autopubblicato) – il self publishing si sta imponendo anche nel mercato cartaceo al punto da rappresentare circa l’8,9% della produzione editoriale complessiva (contro il 7,1% del 2010).

Un altro dato interessante riguarda il prezzo dei titoli autopubblicati: rispetto al 2010, si registra un aumento del 15,6% con una media di valore di copertina di 15,53 € – in controtendenza rispetto al mercato editoriale “tradizionale” che registra invece una diminuzione del 14,8%.

Che cosa può voler dire questo dato? Oltre a registrare la crescita di questo settore, sembra che gli stessi lettori non solo siano aumentati, ma siano anche disposti a pagare di più che in passato, segno che riconoscono ormai la qualità e il valore di questa produzione.

Due parole ancora sui generi preferiti: dal 2010 scende la fiction generalista (che la fa comunque da padrona con il 50,1% di titoli – erano il 75,8%), e raddoppia la non-fiction (guide, tempo libero, lifestyle e anche libri per bambini).

Un altro elemento che pare incidere nella scelta di autopubblicarsi è la possibilità di promuovere il libro autonomamente e con maggiore efficacia di quanto non riescano a fare con gli autori esordienti anche i più importanti editori.

Il self publisher ha infatti oggi a disposizione gli stessi strumenti di un editore e può decidere lui il budget per promuovere il proprio libro, sia nell’on line che nei tradizionali canali di vendita.

In particolare l’accordo di Passione Scrittore con Mondadori Store offre agli autori del network la possibilità di acquistare il proprio spazio nelle librerie Mondadori e di organizzare presentazioni in libreria al pari dei grandi autori.

Perché il futuro del self publishing è già qui.

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